La novità, in questi giorni, ha già portato app e servizi online a contattare via mail i propri utenti per comunicare l’entrata in vigore del regolamento, con la possibilità per i clienti di recedere l’utilizzo dei dati. Il cardine della normativa, destinato nel nostro Paese a soppiantare l’attuale Codice Privacy (Decreto Legislativo n. 196/2003), è rappresentato dal principio di “responsabilizzazione” per i titolari del trattamento, che dovranno assicurare e comprovare il rispetto del trattamento dei dati personali.
Questo in linea generica, ma sono diversi i punti basilari che compongono la nuova normativa: diritto all’oblio e portabilità dei dati, notifiche di eventuali violazioni agli utenti e alle autorità, con la possibilità di rivolgersi ad un’unica autorità di vigilanza (che dovrà attivarsi e fornire una risposta nel giro di tre mesi).
I fornitori di servizi online, chiunque tratti informazioni sensibili, dovranno inoltre dotarsi della figura del “responsabile della protezione dati“. La lista comprende istituti di credito e assicurazioni, partiti e sindacati, centri di assistenza fiscale e società di call center, tra le altre. Ecco il perchè dell’ondata di mail che ha interessato la casella di posta elettronica di migliaia di utenti.
L’Ue non intende concedere proroghe o concessioni particolari: l’inosservanza della normativa (approvata nel maggio del 2016 e ora definitivamente applicabile senza apposite leggi di recepimento all’interno delle varie nazioni) può portare infatti a sanzioni anche fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato mondiale totale se superiore a tale cifre.
Il regolamento composto da 99 articoli (parte del “Pacchetto protezione dati” dell’Ue) intende garantire il massimo riguardo per i minori. I ragazzi fino a 16 che vorranno utilizzare servizi online avranno infatti bisogno dell’autorizzazione dei genitori. In questo caso gli Stati potranno anche portare l’età a 13 anni, limite massimo consentito.
Fonte: Tgcom.it